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Sapir: “Italia uscirà dall’euro nel 2015″.

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- Fonte: http://www.wallstreetitalia.com

i-consiglieri-economici-del-governo-renzi-si-sarebbero-convinti-che-senza-un-cambiamento-della-germania-l-italia-uscira-dall-euro.aspxI consiglieri economici del governo Renzi si sarebbero convinti che senza un cambiamento della politica tedesca è l’unica speranza per l’economia italiana.

Jacques Sapir, figura di grande caratura del dibattito politico economico francese, è convinto che l’Italia uscirà dall’area euro alla fine della primavera dell’anno prossimo. Nel 2012 aveva teorizzato già l’abbandono da parte della Francia della moneta unica.
Ormai il governo Renzi si sarebbe rassegnato: senza un cambiamento della politica tedesca l’uscita dall’area euro è l’unica speranza per l’economia italiana.
Sapir dice, senza però citare fonti, che avverrà nel giro di pochi mesi, precisando che le sue stime non sono campate per aria e si basano su alcuni colloqui tenuti con i consiglieri economici dell’esecutivo.
Se così fosse l’Italia diventerebbe il primo stato membro dell’Eurozona a tornare alla moneta nazionale. Le speculazioni di Sapir vanno prese con cautela e l’ipotesi più probabile è che il governo Renzi possa arrivare a minacciare la Germania di un’uscita pilotata e un ritorno alla lira, per poter ottenere quello che vuole dalle autorità tedesche.
L’economista, inizialmente sostenitore dell’Europa unita e della moneta unica, si batte da anni per un cambiamento della struttura attuale.
Sapir è convinto che la permanenza dello status quo in Eurozona sarebbe un disastro. D’altro canto le stime sul Pil parlano chiaro. Il Fondo Monetario Internazionale stima che nel 2019 la crescita della terza economia dell’area euro sarebbe inferiore a quello del 2007 del 3,5%.
L’Italia è piombata in una situazione di stagnazione del suo Pil dopo la crisi del 2008 che sembra più grave ancora di quella vista in Spagna. Solo la Grecia è messa peggio nel blocco a 18.
Se gli anni di recessione diventassero dodici di fila, si traterebbe della striscia negativa più lunga della storia delle economie industrializzate.
L’economia italiana soffre chiaramente di un problema di competitività all’interno dell’area euro. Gli affari nel commercio estero di Roma avvengono in gran parte con i paesi dell’area euro (55% del commercio dei beni e circa il 64% dei servizi, secondo i calcoli di Sapir).
Un ritorno alla lira provocherebbe lo smantellamento dell’area euro e la Germania molto probabilmente tornerebbe al marco. Uno scenario all’apperenza catastrofico aprirebbe invece, secondo l’economista di sinistra, una nuova finestra di opportunità per l’Italia e in particolare – una volta ristabilite la parità di monete – la ricostituzione di un blocco commerciale.
Un’area euro divisa in due, con una sorta di “euro-sud”, implicherebbe una impoverimento molto forte per Italia e Spagna. Ma un nuova sistema fatto di tassi di cambio variabili.
La struttura dovrebbe essere basata su regole di co-variazione dei tassi di cambio sul valutario, con le parti rispettive dei paesi del blocco che potrebbero essere riviste a intervalli regolari, tenendo conto dei differenti cambi nella produttività.


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